Per potenziare l'efficacia di molti prodotti cosmetici, utilizzati nella lotta
all'antiaging, si può ricorrere ad un sistema che combina in se più tecniche
sperimentate in estetica da anni: la dermocosmesi.
Certo sarebbe assurdo dire che la dermocosmesi ha già fatto passi da gigante,
se si pensa a quelli che potrà ancora fare, specie se si diffonderà tra gli
specialisti un approccio più completo e corretto che consideri i tessuti della
pelle nella loro totalità, quindi a livello cromatico, sostanziale e strutturale.
La dermocosmesi ha come obbiettivi finali il rallentamento dei processi
fisiopatologici di agiing cutaneo e un miglior recupero tissutale. Finalità cui
oggi si può puntare attraverso elementi di fortissima innovazione tecnologica e
le più recenti scoperte scientifiche nel campo dei peptidi. Basta pensare, ad
esempio, a cosmetici a base di argillene o synake (piccole frazioni proteiche a
basso peso molecolare) che svolgono un'attività di tipo neuro-sinaptico simile.
C'è in essi un significato biochimico preciso:
combinandosi a livello del recettore della sinapsi muscolare ultima provocano
una sospensione della contrazione muscolare.
Altri esempi sono il biopeptide cl GHK tripeptide messaggero (frammento della
catena del collagene) particolarmente indicato nei processi di riparazione cutanea,
o molecole come i Ceramidi o il D.M. A.E. (dimethylaminoethanol) che negli
Stati Uniti e in Brasile stanno spopolando. È noto però il limite: i principi attivi
dei prodotti di dermocosmesii non arrivano in profondità dove servono nutrimenti e
risorse alla pelle stessa.